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La filiera della moda, particolarmente diffusa e vivace nel territorio teramano, ma con presenze significative anche in altri territori, nella nostra regione raggruppa circa 700 aziende dell’abbigliamento, 300 della pelletteria, 250 del tessile, 55 del calzaturiero. E se è vero che due soli sono i grandi gruppi da oltre 200 dipendenti ciascuno e fatturati che superano i 50 milioni di euro, è vero anche che una settantina di imprese superano i 10 dipendenti (con fatturati fino a 50 milioni) ed il resto è un patrimonio di micro imprese fino a 9 dipendenti e 3 milioni di fatturato. «Un sistema vitale ma fragile – osserva ancora Di Michele – che risente delle incertezze gravissime provocate dalla crisi che la pandemia ha generato. E che proprio per questo deve ragionare in termini di certezze, se non vuole ritrovarsi a fare i conti con un quadro ancora più negativo, perché adesso è in gioco davvero la sopravvivenza stessa di questa filiera. Servono misure come una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi a partire da gennaio 2021, l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021, agevolazioni fiscali sull’acquisto di prodotti made in Italy nel nostro Paese. La moda è settore ad alta intensità di manodopera, e per essere competitivo ha bisogno di un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale e di flessibilità nell’utilizzo dei contratti a termine e di un taglio contributivo importante per chi stabilizza e forma il personale in azienda». A colpire duramente il settore, poi, ci si sono messi tempi e modi con cui la crisi da Covid 19 ha colpito: «Forse è bene ricordare, come hanno fatto il presidente e il responsabile nazionale Marco Landi e Antonio Franceschini, che la vita produttiva delle aziende di moda è organizzata sulle collezioni autunno/inverno e primavera/estate. La pandemia, e la conseguente progressiva chiusura del traffico di persone a livello internazionale esploso a fine febbraio in Italia, ha determinato l’interruzione della campagna vendita invernale. Nello stesso momento erano in corso le consegne della primavera/estate 2020, e in questo caso la merce inviata dalle aziende o non è stata ritirata oppure è stata ritirata dai negozianti che dopo pochi giorni hanno dovuto chiudere per il lockdown. Ma mentre nel primo caso i fornitori sono sono stati pagati, nel secondo sono state concesse dilazioni di pagamento. E adesso dobbiamo pure fare i conti con le previsioni per la seconda ondata, che genererà un calo di fatturato per il 2020 che si stima dal 35% al 60%,e su una ulteriore previsione sulla primavera/estate del 2021che va dal 50% al 70%». _Comunicato Stampa_CNA Abruzzo. |